giovedì 2 febbraio 2017

D'Alema? No grazie. Il congresso del PD non è il nostro campo

Quasi in silenzio e sotto traccia, passando da rottamato (finto) di Renzi e ora di nuovo al centro della politica italiana. Massimo D'Alema la scena non l'ha mai abbandonata veramente, ancor prima di creare il comitato del no era considerato da molti come un'eminenza grigia all'interna del PD. In questi giorni è passato all'attacco scompigliando le carte in tavola di una sinistra che già di suo cercava di barcamenarsi in un mare di caos e incertezze. 

La proposta di un listone di sinistra ha fatto strizzare l'occhio a tanti militanti di sinistra, dai delusi all'opposizione del PD, da Pisapia fino a far breccia a esponenti di Sinistra Italiana. 
E le conseguenze più importanti pare che la mossa di D'Alema le abbia provocate proprio in Sinistra Italiana.

Allora, umilmente e senza pretese, mi rivolgo proprio ai compagni di Sinistra Italiana intrigati dalla prospettiva Dalemiana. 
Se vogliamo avere una visione della realtà più ampia e completa possibile è importante guardare agli impulsi provenienti dal mondo della sinistra e dai movimenti, così com'è doveroso osservare anche ciò che accade all'interno del PD, ma non per questo possiamo fermare un percorso costituente che dovrebbe avere l'obiettivo di proporre una linea alternativa e in contrapposizione al Renzismo e alle politiche perseverate in questi anni.

La battaglia interna al PD non può e non deve essere il nostro campo, non spetta a noi giocare quella partita. Qualora avvenisse una spaccatura nel PD, dovremo essere pronti a dialogare, ma con la consapevolezza di far parte di un partito coeso e con una propria identità. Dobbiamo presentarci consapevoli del risultato referendario di dicembre che ha reso evidente la rabbia delle classi più deboli e dei giovani. Se vogliamo essere credibili e attrattivi, non possiamo che partire da questi dati, dobbiamo mettere al centro del nostro agire le persone e proporre programmi politici concreti che annullino la precarietà della vita e contrastino le disuguaglianze aumentate con la crisi economica.

Compagne e compagni, cogliamo l'occasione del Congresso di Rimini per fare un grande dibattito provando a costruire una nostra linea politica autonoma, non identitaria, che non ci costringa a inseguire sempre le proposte altrui, ma che possa diventare elemento d'ispirazione.

Compagne e compagni, proviamoci insieme.

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