venerdì 29 gennaio 2016

La notte pensando a Lei

Innamorarsi è speciale, ma farlo di notte lo è ancor di più.
La notte, misteriosa e illuminata dalla luna, incanta l'atmosfera, ricordandomi Lei che accende i miei pensieri.
E' dolce pensare a Lei di notte, più che in qualsiasi altro momento. Sì perché la notte è libera e i pensieri possono sprigionarsi senza confini.
La notte è donna come colei che mi fa sognare a occhi aperti guardando la luna.
La notte non ha padroni, è selvaggia, ed io, in fondo, amo la notte così come amo Lei, misteriosa e illuminata dalla luna, che non vuole farsi prendere mai.

sabato 23 gennaio 2016

Tutte e tutti in piazza per #SVEGLIAITALIA!! È ora di essere civilI!!

Sabato 23 gennaio, alle 15, sarò in Piazza del Mercato a Brescia, una delle tante piazze italiane che hanno aderito all'iniziativa, per manifestare a favore di un'Italia libera dalle discriminazioni dove venga riconosciuto il diritto di amare senza alcuna distinzione. Sarò in piazza a chiedere che vengano riconosciuti i diritti delle persone omosessuali e a sostenere il diritto all'adozione anche per le coppie dello stesso sesso.

L'Italia, per quanto riguarda i diritti delle persone, è ferma al medioevo ed è arrivato il momento che tutti quanti, insieme, si suoni la sveglia affinché possa esserci uguaglianza tra tutte le persone. Il nostro paese è tra gli unici in Europa a non aver ancora introdotto una legge sulle unioni civili e ora, nel 2016, dopo anni di battaglie e tante discriminazioni, è giunto il momento che anche l'Italia si metta alla pari degli altri stati europei.
Per questo motivo, sarò in piazza anche per sostenere il disegno di legge Cirinnà (in discussione al Senato il 28 gennaio) perché rappresenta un primo importante passo di civiltà.

Per un'Italia laica, civile, moderna ed egualitaria.

mercoledì 20 gennaio 2016

Finché l'orientamento sessuale di una persona verrà usato come strumento di offesa non cambierà nulla

Nei minuti finali della sfida tra Napoli e Inter, giocata a Napoli e valida per i quarti di finale di Coppa Italia, è andato in scena, purtroppo, l'ennesimo episodio razzista e sessista. Nello specifico, il tecnico del Napoli Maurizio Sarri, negli ultimi concitati minuti della partita, ha insultato l'allenatore dell'Inter Roberto Mancini apostrofandolo con i termini "frocio" e "finocchio". Mancini, indignato, al termine della partita ha prontamente denunciato alle telecamere l'episodio che fino a quel momento era all'oscuro di tutti, e così avrebbe voluto che restasse Sarri, l'autore degli insulti. Secondo il tecnico del Napoli, infatti, sono cose che capitano nei momenti di nervosismo, parole che possono scappare, ma che non dovrebbero uscire dal campo.
Ha fatto bene Mancini, invece, a raccontare l'episodio perché non è più tollerabile far passare l'idea che l'orientamento sessuale, qualunque esso sia, possa essere usato per offendere un'altra persona, così come non sono accettabili gli alibi di Sarri che si difende attribuendo la colpa al troppo agonismo e nervosismo del momento. Un allenatore, tra l'altro, non nuovo a queste uscite irrispettose quando nel 2014, in seguito ad alcune proteste per dei falli fischiati di troppo, disse che il calcio era diventato uno sport per froci.

Predicare il rispetto, fare spot pubblicitari sull'uguaglianza e sponsorizzare iniziative sociali non ha alcun valore se ancora oggi, nello sport più praticato in Italia, accadono certe scene e c'è perfino chi minimizza tali episodi definendoli "cose che accadono sul campo". Basta!! E' ora che anche le istituzioni del calcio si attivino e prendano sul serio la questione avviando un processo culturale aperto e moderno dai più piccoli fino ad arrivare ai più grandi, che poi sono il loro esempio.

martedì 12 gennaio 2016

Con Ilaria Cucchi, per suo fratello Stefano, senza se e senza ma

Qualche giorno fa Ilaria Cucchi ha pubblicato sulla sua pagina facebook la foto di uno dei carabinieri indagati nel processo "Cucchi bis" per aver ammazzato di botte il fratello Stefano.
Una foto, quella che vedete anche nell'articolo, già pubblica sul profilo del carabiniere e quindi non utilizzata per la prima volta da Ilaria Cucchi. A seguito del fatto, Ilaria è stata sommersa di critiche riguardanti all'opportunità di pubblicare o no la foto. Manco a dirlo, le critiche più aspre sono giunte proprio da esponenti politici, e non, di destra che sin dal giorno della morte di Stefano, e nonostante le imbarazzanti evidenze successive, hanno sempre difeso a spada tratta l'operato dei carabinieri.
Personalmente mi voglio schierare convintamente con Ilaria, e nel mio piccolo condivido anch'io la foto del carabiniere che quella sera ha picchiato un ragazzo all'interno di una caserma. Anzi, invito chiunque a fare lo stesso, a condividere la foto del carabiniere sui propri profili perché quanto accaduto alla famiglia Cucchi può accadere a ognuno di noi. In un paese democratico, o che dice di esserlo, non è tollerabile entrare vivo in una caserma e non uscirne più perché degli uomini che dovrebbero rappresentare lo Stato hanno deciso di divertirsi a picchiare un ragazzo.
Non è di certo Ilaria Cucchi a doversi vergognare per aver pubblicato una foto, ma sono quei rappresentanti delle forze dell'ordine che dovrebbero vergognarsi per non aver onorato lo Stato italiano che rappresentavano indossando la divisa dell'arma dei carabinieri. Si vergognino quei rappresentanti delle istituzioni e uomini politici che delegittimano la battaglia di Ilaria e della sua famiglia che lottano per ottenere giustizia in nome di Stefano e di tutte le vittime di soprusi analoghi accaduti misteriosamente nelle caserme italiane.

Io sto con Ilaria Cucchi, per Stefano, senza se e senza ma.

venerdì 8 gennaio 2016

L'Italia che non cambia. Ritratto di un paese che nella lotta alla cultura mafiosa è rimasto fermo agli anni '80

Gli anni passano e le lotte continuano, soprattutto quelle contro la mafia e la sua cultura, eppure il pensiero dell'italiano medio sembra essersi fermato agli anni '80 senza aver fatto alcun passo in avanti.
Di seguito pubblico due lettere, la prima scritta da Patrizia Santoro (una vicina di casa di Giovanni Falcone) e pubblicata sul Giornale di Sicilia il 14 aprile 1985, la seconda inviata da un genitore rappresentante di classe della scuola frequentata dai figli di Gianluca Maria Calì (qui la sua storia).
Vi invito a leggerle entrambe e a chiedervi quali differenze trovate. Io, personalmente, non ne trovo, e questo mi amareggia molto.
Detto questo, IO STO E STARÒ CON GIANLUCA, SEMPRE!!

Lettera scritta da Patrizia Santoro:

"Sono un'onesta cittadina che paga regolarmente le tasse e lavora otto ore al giorno. Regolarmente tutti i giorni (non c’è sabato o domenica che tenga), al mattino, nel primissimo pomeriggio e alla sera (senza limiti di orario) vengo letteralmente assillata da continue e assordanti sirene di auto della polizia che scortano i vari giudici. Ora, mi domando,  è mai possibile che  non si possa riposare un  poco nell’intervallo del lavoro e, quanto meno, seguire un programma televisivo in pace, dato che, pure con  le finestre chiuse, il rumore delle sirene è molto forte? Non è che questi “egregi signori” potrebbero essere piazzati tutti insieme in villette alla periferia della città, in modo tale che sia tutelata la tranquillità di noi cittadini-lavoratori e l’incolumità di noi tutti, che nel caso di un attentato siamo regolarmente coinvolti senza ragione (vedi strage Chinnici)?"

Lettera scritta dal genitore rappresentante di classe

"Buonasera dottoressa XXXXXXX
La mail di questa mattina ha creato parecchia preoccupazione tra i genitori della 1X
I genitori vogliono spiegazioni soprattutto dopo che in maniera indipendente hanno letto articoli e petizioni che riguardano il Papà della nostra scuola.
I genitori hanno paura che possa succedere qualcosa di molto serio ai loro bambini, anche perché qui non si tratta di un gruppo di ragazzacci.
Vogliano capire che cosa verrà detto durante la riunione del 13, chi presenziera', se saranno presenti le forze dell'ordine o meno...
Alcuni genitori non vogliono partecipare alla riunione se sarà presente solo il signore Cali' senza polizia o carabinieri, temono possa succedere qualcosa in quell'occasione, altri stanno pensando di far cambiare scuola ai propri figli perché preoccupati della loro sicurezza, io stessa mi sto interrogando da questa mattina se sia il caso di lasciare che siano i nonni o la tata ad andare a prendere i bambini a scuola, quando la scuola non è più un luogo sicuro.
Mi dispiace per questa mail, ma l'invito di sta mattina ha creato molta polemica e sinceramente visto che vanno avanti dalle 9 di sta mattina, penso sia doveroso il suo intervento.
Alcuni genitori andranno alla polizia domani per chiedere controllo e sicurezza...
Mi dispiace, ma la situazione così non ci piace per nulla e rattristati per i piccoli che subiscono l'eredità dei padri, ci sentiamo di dover proteggere i nostri di figli da una situazione incontrollata ed esogena.
Sarebbe il caso che i bambini in questione uscissero da una porta secondaria e non all'orario canonico e comunque vorremmo tutti maggiori misure di aocurezza, perché non ci sentiamo sicuri.
Certa di un suo cortese riscontro.
Grazie
Cecilia XXXXXXX
Rappresentate 1X"