domenica 31 luglio 2016

Tra orti sociali e Parco delle Cave, dov'è finito il verde a Borgosatollo? E cosa sta facendo il Comune?

Uno studio realizzato da Legambiente Lombardia su commissione del Giornale di Brescia, ha analizzato i 112 Comuni della Provincia di Brescia con più di 3.000 abitanti. Per redigere la graduatoria, basata sui dati del 2012, da un lato si è considerata l’estensione delle aree verdi "artificiali" (ad esempio parchi, giardini di quartiere, orti urbani e aree sportive), dall’altro la percentuale di urbanizzazione, in altre parole quanta parte del territorio è stata "erosa" dal cemento.

I Comuni dell'hinterland cittadino, a differenza dei paesi tipicamente turistici, non se la passano troppo bene (il primo Comune è Nave al 12° posto).

A chiudere la classifica dei paesi dell'hinterland è il Comune di Rezzato al 105esimo posto, ma il Comune di Borgosatollo non ha di che festeggiare trovandosi soltanto due gradini più sopra, al 103esimo posto.

A Borgosatollo la percentuale di mq per abitanti è 9,7, mentre la percentuale di area urbanizzata è pari al 34,5%. La somma di questi dati fa sì che Borgosatollo si piazzi ben distante da tutti gli altri Comuni dell'hinterland bresciano o dai "vicini" di Montirone.


Questi dati, inoltre, dimostrano ancor di più l'inadeguata azione dell'Amministrazione in merito ai temi ambientali che riassumo in due punti: il primo riguarda l'ormai nota vicenda degli orti sociali che la Giunta ha deciso di voler collocare in un'area già attrezzata a verde pubblico anziché preferire una zona, e ce ne sono, in disuso del Paese, andando così a ridurre, di fatto, la percentuale verde pro capite per abitante. 
Il secondo punto, più complesso ma non meno fattibile, riguarda la questione del Parco delle Cave, tema sul quale l'Amministrazione è rimasta immobile. E' notizia di sabato 30 luglio l'accordo siglato tra il Sindaco di Brescia Emilio Del Bono e i cavatori per l'inizio delle opere di urbanizzazione di una gran parte dei laghetti artificiali. Il Gruppo Faustini potrà edificare su altri 3.600 metri, ma in compenso dovrà realizzare una serie di opere di urbanizzazione (piste ciclabili, illuminazione, ecc.) previste dalla convenzione siglata con il Comune di Brescia, al fine di rendere fruibile alla cittadinanza parte del Parco già dal 2017. 
Ho citato il Comune di Borgosatollo perché alcuni terreni comunali sono a ridosso di quello che diventerà il Parco delle Cave eppure, anche alla luce dei dati pubblicati da Legambiente, l'Amministrazione non si è interessata a prendere contatto con i proprietari dei terreni per capire se potevano esserci concrete possibilità di allacciarsi a quella che potrebbe essere una delle più importanti opere ambientali degli ultimi anni. 

Un immobilismo sul tema Parco delle Cave e un'arroganza sulla vicenda degli orti sociali che evidenziano la poca, se non nulla, lungimiranza da parte degli attuali amministratori locali, dimostratisi più impegnati a curar la loro immagine social e meno attenti alle reali necessità del Paese.

lunedì 25 luglio 2016

Parco di via Brodolini: "E questo vi sembra un parco inutilizzato?"

Sono le 19:10 di lunedì 25 luglio e ho da poco scattato questa fotografia che ritrae alcuni ragazzi giocare in un parco, alcuni sull'altalena e altri a pallone usando gli alberi come porta da calcio trasformando l'area nel loro piccolo stadio. 
Scrivo queste righe perché l'area verde in questione è l'ormai noto parco di via Brodolini, dove l'Amministrazione comunale ha deciso di fare gli orti sociali. 
E' meglio che si divertano ora quei ragazzi che stanno giocando a pallone perché tra qualche giorno non potranno più farlo perché gli orti sociali sorgeranno, forse, proprio tra gli alberi usati come porta da calcio. 
Con questa foto voglio affermare il concetto che io e altri cittadini abbiamo provato a far capire più volte: il progetto degli orti sociali è più che valido, ma la collocazione non può e non deve essere un parco, nemmeno per valorizzarlo. Sì, perché un parco non si valorizza privatizzandolo diminuendo la sua fruibilità pubblica, ma si valorizza inserendo nuovi giochi o panchine che nel corso degli ultimi anni, invece, sono state sistematicamente rimosse.

I parchi sono parchi e basta, sono fatti per giocarci e rilassarsi, non per essere coltivati a insalata, pomodori e carote.

Ribadisco all'Amministrazione l'appello sottoscritto da quasi cento residenti: esistono altre aree verdi pubbliche dove fare gli orti sociali, ripensateci.

mercoledì 20 luglio 2016

Orti sociali: i fatti e le analisi

Di seguito la lettera pubblicata sul Bresciaoggi di mercoledì 20 luglio relativa agli orti sociali e scritta in risposta alla lettera inviata dal Sindaco di Borgosatollo pubblicata sempre sul Bresciaoggi martedì 28 giugno.

Egregio direttore, chiediamo spazio per replicare alla lettera del sindaco di Borgosatollo pubblicata sull'edizione di Bresciaoggi di martedì 28 giugno. Riteniamo che la questione «orti sociali» sia emblematica di come l'attuale Amministrazione comunale di Borgosatollo si approcci a qualsiasi questione. Senza dubbio una Giunta ha il compito di decidere in ragione delle sue funzioni, ma l'ascolto dei cittadini tanto decantato dal sindaco, rimane tale. Un ascolto fine a se stesso che non produce alcun effetto sul pensiero a senso unico degli amministratori. Confermiamo che in data 1 giugno si è svolta un'assemblea pubblica convocata dall'Amministrazione comunale nel parco di via Brodolini, a Borgosatollo. Il sindaco omette, però, di fare una precisa cronistoria di come si è arrivati all'assemblea. In data 21 maggio vengono consegnate le analisi del terreno e in data 30 maggio, quindi due giorni prima dell'assemblea, la Giunta ha deliberato la scelta dell'area in questione. Alla luce di queste date, ci chiediamo dove sia il maggior dialogo democratico. Una posizione decisa a tavolino giorni prima e presentata alla cittadinanza da un'Amministrazione comunale che dice di saper ascoltare. Altro punto riguarda le Commissione prese in esame dal Sindaco. Nella prima Commissione svoltasi in data 12 settembre 2015, il Commissario a cui si riferisce il sindaco non s'è pronunciato perché venne discusso solamente il bando esplorativo per verificare le disponibilità dei cittadini, ma senza la definizione di un'area precisa. Nella seconda Commissione sugli orti sociali svoltasi in data 19 marzo 2016, il Commissario della II Commissione non è intervenuto, ma ha votato in maniera unanime a tutta la Commissione ad avviare un confronto aperto con i residenti di via Brodolini e a prendere in considerazione altre aree. Il voto di approvazione unanime ha fatto sì che gli interessi dei residenti fossero salvaguardati e per questo è stato ritenuto il caso di non intervenire. Riteniamo, infine, di non aver commesso alcuna illazione e mancanza di rispetto nei confronti degli amministratori locali sul tema delle analisi. Semplicemente, in qualità di residenti che non si sono mai accorti della presenza di operai nel parco e in qualità di Commissario che non ha mai potuto visionare in Commissione le sopracitate analisi, abbiamo presentato una legittima richiesta di accesso agli atti riservandoci ulteriori approfondimenti. Apprendiamo con piacere l'esito delle analisi, che seppur con valori che sono risultati nella norma, evidenziano la presenza di metalli pesanti, e quindi sostanze nocive, quali l'arsenico, il cromo totale, il vanadio, lo zinco (quasi al limite), il piombo e il cobalto. Crediamo che fare domande ed esercitare il diritto di leggere documenti pubblici che riguardano la comunità sia altamente democratico a differenza di chi propaganda l'ascolto pur avendo già deciso tutto sotto banco.

Andrea Grasso (COMMISSIONE II - BORGOSATOLLO)
Angelo Binosi e Salvatore Vella (RESIDENTI QUARTIERE "BRODOLINI" BORGOSATOLLO)

lunedì 18 luglio 2016

Il resoconto della Commissione Comunale II (Area dei servizi al territorio) di sabato 16 luglio 2016

Sabato 16 luglio alle ore 9 si è tenuta presso il Municipio la Commissione comunale II per discutere il seguente ordine del giorno:

- aggiornamento iniziativa controllo di vicinato.

Il Sindaco ha esposto il progetto "Controllo del Vicinato", che potete leggere qui, motivando la sua approvazione all'iniziativa che ritiene valida. Il progetto prevede l'individuazione di un referente per ogni zona del paese (la suddivisione delle zone sarà fatta in un secondo momento) che avrà il compito di ricevere le segnalazioni dai cittadini e, se lo riterrà opportuno, farle prevenire alle forze dell'ordine, polizia municipale e carabinieri. 
Le persone che decideranno di aderire al progetto, avranno poi un colloquio con le forze dell'ordine, le quali spiegheranno quali azioni si possono fare e quali no. 
Il programma, che ho condiviso nel link sopra, è pubblico così che ogni cittadino possa leggerlo e farsi un'idea personale.

Personalmente non sono d'accordo con questa iniziativa e riporterò di seguito quanto da me detto in Commissione:

"A mio avviso si tratta di un progetto destroso e pericoloso che, nonostante gli intenti dell'associazione, rischia di dare adito a possibili eccessi di potere derivanti dal difficile momento sociale. Stiamo vivendo una fase storica carica di odio e dare responsabilità di controllo e vigilanza a cittadini inesperti rischia di limitare gli spazi democratici.
Per quanto riguarda le segnalazioni, non condivido la figura del referente perché ritengo che gli unici titolati a ricevere segnalazioni siano le forze dell'ordine, le uniche, tra l'altro, in grado di stabilire l'opportunità di intervenire o meno."

Il Sindaco ha poi detto di aver avuto un incontro personale con una referente del progetto per quanto riguarda il quartiere Fornaci di Brescia, e proprio su questa referente ho avanzato dei grossi dubbi convincendomi ancora di più dei possibili rischi di limitazione delle libertà.

Sul profilo facebook della referente, infatti, si possono leggere frasi e commenti che mostrano un'ideologia incline all'odio razziale. Nelle foto qui sotto riporto due esempi



Il 20 settembre, probabilmente, ci sarà un incontro pubblico con la cittadinanza che sarà preceduto di qualche giorno da un'altra Commissione specifica sul tema. 
In entrambe le occasioni ribadirò la mia contrarietà al progetto.

martedì 12 luglio 2016

FamigliA o FamigliE?

I tempi cambiano e la società si evolve, che ci piaccia o no. Non tutti i cambiamenti sono positivi ed è per questo che la politica, quella con la p maiuscola, ha il compito di saperli interpretare e gestire. Ormai viviamo in una città complessa formata da tante pluralità che meritano di essere ascoltate e incluse. Il dilemma di quest'ultimo periodo riguarda il concetto della famiglia. Molti sostengono che la famiglia sia una sola, naturale la definiscono, cioè quella formata da un uomo e una donna. Come scrivevo prima, la società si evolve, quindi anziché parlare di un unico modello, sarebbe più civile e corretto parlare di famiglie al plurale. E poiché è compito della politica farsi interprete della società, insistere su un unico modello familiare rischierebbe di fare un’operazione da stato etico, per di più in un momento in cui lo stato riconosce questa pluralità attraverso una legge.

Mi piacerebbe poi capire cosa s'intende per "naturale" riferito alla famiglia. Negli ultimi quindici anni sono stati documentati comportamenti omosessuali che vanno dai giochi sessuali a comportamenti genitoriali in coppie omosessuali in circa 1.500 specie, sia in cattività che in ambiente naturale. Questi comportamenti sembrano diffusi tra insetti, uccelli e mammiferi (in particolare delfini e pecore), e soprattutto tra le scimmie antropomorfe.
Una ricerca scientifica pubblicata il 23 ottobre 2006 sul News Medical dice: «Non si è trovata specie in cui non esista il comportamento omosessuale, eccetto in quelle che non hanno rapporti sessuali come l'echinoidea (riccio di mare) e gliafidi. Inoltre, parte del mondo animale è ermafrodita, letteralmente bisessuale. Per loro l'omosessualità non è un problema.»

Ultimo punto che vorrei affrontare riguarda la fantomatica teoria gender. Possiamo dirlo una volta per tutte? La teoria del gender non esiste! Che mi spieghino di cosa si tratta tutti coloro i quali riempiono volantini contro codesta presunta teoria, perché ancora non l'ho capito. Ho capito, però, che esiste un'altra teoria che fa leva sulle paure subconscie delle persone e che incrementa l'odio verso chi ha un pensiero diverso. Una teoria mirata e studiata a tavolini da fondamentalisti che credono di trovare la purezza interiore difendendo strumentali ideologie.

E' per queste ragioni che mi trovo d'accordo con chi non parla più di diritti per la famiglia, bensì per le famiglie, al plurale, ed è ora che tutta la politica si faccia interprete di questo cambiamento.

mercoledì 6 luglio 2016

Giocare con le tette: una storia al femminile del calcio... e del mondo

"Questa non è una storia del calcio femminile, questa è una storia al femminile del calcio... e un po' anche del mondo."

Inizia così il libro contro le discriminazioni del calcio in rosa dal titolo volutamente ironico e al tempo stesso provocatorio "Giocare con le tette". Il libro è stato curato da Milena Bertolini, allenatrice del Brescia Calcio Femminile pluricampione in Italia, Presidente della Fondazione per lo sport del Comune di Reggio Emilia, membro della segreteria nazionale dell'A.I.A.C. (Associazione Italiana Allenatori Calcio) e per ben cinque volte panchina d'oro. Un dono più che un libro che la Fondazione ha trovato un giorno nella cassetta della posta come un qualsiasi pacco, con la differenza, però, di una precisa richiesta: "Per il 26 maggio, pubblicatelo". La fondazione ha così accolto il regalo proprio in vista della finale femminile di Champions League del 26 maggio e ha accettato l'invito di pubblicazione da parte dell'anonimo/a autore/rice.

Giocare con le tette è un testo interessante che racconta e porta a memoria la nascita delle prime squadre italiane di calcio femminile e degli ostracismi ai quali le donne dovevano far fronte. L'anonimo/a scrittore/rice paragona la situazione di quelle donne con le atlete di oggi chiedendosi se davvero qualcosa sia cambiato. Certo, alcuni passi sono stati fatti, ma ciò che non è mutato è il modo di pensare e concepire il ruolo della donna nello sport e nella società. Dal Guido Ara pensiero: "Il calcio non è uno sport per signorine" del forse non troppo lontano 1909, fino alle esternazioni dei giorni nostri di alcuni tra i massimi esponenti calcistici: "Basta dare soldi a queste quattro lesbiche" (Felice Belloli, ex Presidente Lnd) e "Pensavamo che le donne fossero un po' handicappate rispetto agli uomini" (Carlo Tavecchio, Presidente FIGC). Il libro spiega come l'uomo, dall'epoca dell'antica Roma fino a oggi, abbia sempre avuto un ruolo predominate all'interno della società. Non può essere un caso, quindi, che nei paesi del nord Europa o in Francia e in Germania dove il calcio femminile è più sviluppato e anche professionistico, le donne godano di maggiore emancipazione e rilevanza sociale.  

Secondo l'anonimo/a scrittore/rice, il calcio non è solo uno sport, ma anche un indicatore che evidenzia come il nostro concetto di cittadinanza e democrazia sia ancora arretrato. Nel secolo scorso, sia nell'era fascista, sia in quella successiva repubblicana, nonostante la parità tra i sessi stabilita dalla Costituzione, il potere è sempre rimasto in mano agli uomini a eccezione di qualche raro caso.

Il libro edito da Aliberti Editore è poi impreziosito dalla prefazione del giornalista Antonio Padellaro e da una postfazione curata da Elisabetta Reguitti con un'intervista a Carlo Ancelotti.

Ho letto con piacere il libro "Giocare con le tette" perché mi ha dato la conferma di quanto sostengo da anni, vale a dire che il calcio femminile, più di ogni altra attività sportiva praticata da donne, è uno sport rivoluzionario perché non solo si scontra con il pensiero dominante che vede nell'uomo l'essere forte della specie, ma anche perché mette in discussione anni di teorie secondo le quali le donne non hanno pari abilità dei maschi.

Con questo libro la discussione è aperta. Ora speriamo che venga letto dalle menti che guidano le federazioni sportive con la speranza di riuscire a fare breccia nei loro pensieri.