lunedì 21 dicembre 2015

La sfida

Una mia lettera, relativa al gioco d'azzardo e alle slot machine con alcuni dati sull'utilizzo nel Comune di Borgosatollo, inviata al Direttore del Giornale di Brescia e pubblicata domenica 20 dicembre nella sezione "Lettere al Direttore" dello stesso giornale.


sabato 19 dicembre 2015

L'uso improprio delle "tradizioni" per becera propaganda elettorale

I Comuni di Pontoglio, in Provincia di Brescia, e Pessina Cremonese, in Provincia di Cremona, distano non più di 80 km l'uno dall'altro, ma l'aria di benvenuto è molto diversa. La Giunta del Comune bresciano, guidato dal Sindaco Alessandro Giuseppe Seghezzi (PDL-UDC), ha deciso di accogliere i visitatori, o semplici, viaggianti, con un insolito cartello all'ingresso del Comune che recita testualmente: "Paese a cultura Occidentale e di profonda tradizione Cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene". Non di certo un messaggio caloroso che nulla ha a che fare con l'accoglienza predicata nella Bibbia e sicuramente anche molto differente dalla frase posta all'ingresso del Comune di Pessina Cremonese: "Comune libero da pregiudizi razziali...", decisamente più invitante. 
C'è da aggiungere che il Comune di Pontoglio andrà al voto proprio nel 2016, quindi più che un senso di appartenenza ad una specifica cultura mi sembra una trovata pubblicitaria per preparasi alla prossima tornata elettorale, per marcare la propria area politica di appartenenza e trasmettere ai cittadini il pensiero dell'amministrazione nei confronti degli immigrati e di chi crede in un'altra religione.

Ci sarebbe poi da chiedersi quali criteri abbia utilizzato la Giunta Pontogliese per stabilire che la cultura e la tradizione del Comune sono occidentali e cristiane. Lo dice forse la Costituzione Italiana o qualche altro testo istituzionale? Lo Statuto Albertino che definiva la religione cattolica come "la sola religione di Stato" è stato ormai superato dagli articoli 7 e 8 della Costituzione, i quali disciplinano i rapporti tra Stato e confessioni religiose sulla base di due principi: il principio della distinzione degli ordini e il principio della bilateralità.
Quindi, non è assolutamente fuori luogo affermare che l'affissione di tale cartello da parte della Giunta comunale sia un atto anticostituzionale e per tale ragione debba essere rimosso.

Le tradizioni e la fede, poco hanno a che fare con la politica e forse, se davvero si volesse trasmettere un messaggio di civiltà, basterebbe limitarsi ad accettare le altre persone senza distinzione alcuna.

lunedì 14 dicembre 2015

Gioco d’azzardo e slot machine: una sfida da vincere con la cultura

Il gioco d’azzardo e l’utilizzo sfrenato delle slot machine sono sempre più presenti nella vita degli italiani. Complice anche la crisi, il fenomeno non tende a diminuire, anzi, aumenta sempre di più tanto che nel 2013 la ludopatia, o gioco d’azzardo patologico, è stata inquadrata nella categoria delle cosiddette "dipendenze comportamentali" all’interno del “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”.
Nonostante ciò, il mercato del gioco d’azzardo sembra non arrestarsi, ma soprattutto non ci sono prese di posizione nette da parte del Governo. In Parlamento, per esempio, sarebbero stati presentati degli emendamenti che prevedono che una parte degli incassi delle slot sia destinata agli enti locali in misura proporzionale al numero dei punti di raccolta del gioco presenti sul loro territorio.
Sebbene la ludopatia sia ormai riconosciuta come malattia, a livello nazionale mancano azioni concrete e importanti per contrastare il fenomeno, lasciando agli enti locali l’arduo compito di arginare il problema.

Soltanto nel Comune di Borgosatollo, secondo quanto riportano i dati del servizio statistico del Comune di Brescia riguardanti il gioco d’azzardo, nel 2012 sono stati raccolti dalle slot 4,5 milioni di euro che diviso per la popolazione fa una raccolta pro-capite di quasi 500€, pari alla pressione tributaria dello stesso anno. I dati già gravi lo diventano ancor di più se paragonati ad altri Comuni bresciani con un maggior numero di abitanti, ma un con un ricavo dalle slot minore.
La notizia che il Comune di Borgosatollo è capofila e vincitore con altri Paesi di un bando proprio per combattere il gioco d’azzardo è positiva, ma servirà lavorare intensamente, anche oltre la durata del bando che scadrà nell’agosto del 2016, per disincentivare la diffusione e l’utilizzo delle slot machine. Il primo passo sarà applicare una normativa regionale che prevede un’esenzione parziale dell’IRAP per gli esercenti che non hanno slot e un aggravamento per chi le possiede. Il secondo passo, ma non per questo meno importante, sarà creare e diffondere una cultura diversa già dalle prime classi delle elementari per insegnargli che esistono valori più importanti del denaro. I bambini ascoltano e imparano molto, per questo nel loro percorso di crescita scolastica, civica e umana, occorrerà organizzare un piano educativo che li accompagni durante tutto il percorso scolastico.

La strada è sicuramente in salita e difficile ma occorre che in primis i Comuni si adoperino rinunciando a incassi facili pur di salvaguardare la salute dei propri concittadini.  

martedì 1 dicembre 2015

Rosa Parks, "La mamma del movimento dei diritti civili"

Sono passati sessant'anni dal gesto tanto semplice quanto rivoluzionario di Rosa Parks che l'1 dicembre del 1955 in Alabama, salì su un autobus per tornare a casa dal proprio lavoro e, non trovando altri posti liberi, si sedette dietro la fila riservata ai soli passeggeri bianchi.
In quegli anni la segregazione era legale in molti paesi degli Stati Uniti e in virtù di questo, un passeggero di "colore bianco" chiese a Rosa Parks di alzarsi. Rosa Parks rifiutò di alzarsi. Il conducente decise di fermare l’autobus e di chiamare la polizia, che arrestò Rosa Parks per condotta impropria e violazione delle norme cittadine.
Involontariamente, il gesto della donna scatenò una serie di proteste guidate da Martin Luther King che suggerì di boicottare i mezzi pubblici.
Nel 1956, un anno dopo il caso di Rosa Parks, una sentenza della Corte Suprema statunitense dichiarò incostituzionale la segregazione razziale nei mezzi pubblici, che fu quindi abolita. Nel 1964 il presidente Lyndon Johnson fece approvare il Civil Rights Act e il Voting Right Acts, ponendo definitivamente fine alla segregazione in tutti gli Stati Uniti. 
Negli anni successivi, grazie al suo gesto, Rosa Parks fu soprannominata The Mother of the Civil Rights Movement.

giovedì 19 novembre 2015

La bandiera della PACE sfrattata dall'ingresso del Comune di Desenzano

Mai come in questi giorni, specialmente dopo i terribili fatti di Parigi, lo spettro della guerra fa sempre più paura. Anzi, in guerra probabilmente ci siamo già da anni in molti paesi del Medio Oriente, ma la parola "guerra" incute timore, così preferiamo dire che si tratta di missioni di pace.
Sono stati giorni terribili ai quali, per fortuna, abbiamo assistito non solo a risposte armate, ma anche a gesti di solidarietà come la sera degli attentati quando decine di parigini hanno sfidato il terrore aprendo le porte di casa ai passanti per non farli attraversare la città. 
In momenti come questi i gesti sono più che mai importanti, più significativi che mille parole ed è importante potersi rincuorare anche grazie a piccole azioni simboliche.
Un gesto semplice, ma importane, è stato compiuto dal Comune di Desenzano che da qualche tempo ha esposto una bandiera della pace all'ingresso comunale, eppure a qualcuno sembra che l'idea non sia piaciuta. Il referente di Fratelli d'Italia, infatti, il Signor Pietro Avanzi per l'esattezza, ha ben pensato di avanzare un esposto al Prefetto chiedendo la rimozione della bandiera poiché rappresenta un'area politica ben precisa. 
Forse, secondo il Signor Avanzi la pace ha un solo colore politico e non è un obiettivo da perseguire da parte di tutti i cittadini e a maggior ragione da chi li vuole rappresentare. Vorrei quindi ricordare al Signor Avanzi l'articolo 11 della Costituzione Italiana: 

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."

Come se non bastasse è arrivata la pronta risposta del Prefetto di Brescia che accoglie l'esposto del referente di Fratelli d'Italia perché la bandiera della pace non un vessillo istituzionale.

Ma come?! La pace è sancita dalla nostra Costituzione ma la bandiera color arcobaleno non può essere esposta all'ingresso del Comune perché non è istituzionale?!
Per carità, non sarà una bandiera della pace a cambiare le cose nel mondo ma credo che ogni tanto ci farebbe bene restare aggrappati a piccoli segni di umanità per evitare di cadere nell'odio e per ricordarci di restare umani.

domenica 15 novembre 2015

Il resoconto della Commissione Comunale II (Area dei servizi al territorio) di sabato 14 novembre 2015

Sabato 14 novembre alle ore 9 si è tenuta presso il Municipio la Commissione comunale II per discutere i seguenti ordini del giorno:

1) Esame della “Richiesta assenso modifica area scoperta per 
realizzazione parcheggi” avanzata dall’associazione “A.S.D. BORGOSATOLLO” (gestore del “Centro Sportivo B. Pola”) in data 19 settembre 2015; 
2) Esame della “Richiesta di proroga” avanzata dalla società “LIVING S.p.A., Castenedolo”, in data 7 ottobre 2015, in ordine alla realizzazione della Strada a impatto 0 prevista nella convenzione urbanistica del piano attuativo “PL1” in Via S. Giovanni Bosco; 
3) varie ed eventuali.

Di seguito le decisioni prese punto per punto:

1) L’associazione “A.S.D. BORGOSATOLLO” ha presentato una richiesta per chiedere il permesso di costruire quindici parcheggi da situare appena dopo la sbarra che delimita il circuito pedonale entrando da Via Ferri (dalla Cava Laica). I parcheggi, stando alla proposta presentata, sarebbero posti nell’aiuola tra la pista pedonale bassa e quella alta, creando poi una piccola rotonda per il passaggio delle auto e delimitando i percorsi pedonali con delle barriere. La motivazione della richiesta è stata per consentire un migliore utilizzo del bar del centro sportivo.
Dopo un’ampia discussione, la Commissione s’è espressa in maniera contraria:
- Pareri favorevoli: 2 (Mereghetti e Masinari);
- Pareri contrari: 5 (Zanardini, Vitali, Cò, Facchi e Grasso);
- Astenuti: 0
La Commissione ha, nel complesso, espresso le seguenti motivazioni:
- Non ha ritenuto valida la motivazione presentata dall’associazione “A.S.D. BORGOSATOLLO”, poiché il bar non è a uso commerciale, ma è un'attività a servizio degli utenti del centro sportivo;
- Il centro sportivo nacque, a suo tempo, con la prerogativa di essere un’isola pedonale, quindi senza la presenza di veicoli a motore al suo interno;
- La struttura è già ben dotata di parcheggi esterni (ingresso da Via Ferri e ingresso pedonale da Via Monchieri);
- I parcheggi sarebbero situati in una zona da tutelare poiché molto frequentata dalla collettività per attività di svago.
2) La società Living di Castenedolo (Attuatore del PL1, che convenzionalmente ha l’impegno di realizzare l’anzidetta Strada ad impatto 0) ha avanzato una richiesta di proroga per ottenere tramite deliberazione consiliare la proroga per realizzare la citata viabilità fino al 24 ottobre 2018.
La Commissione s’è espressa favorevole a unanimità.
3) Al punto “varie ed eventuali” è stato portato a conoscenza della Commissione il risultato del bando esplorativo per il progetto “Orti in comune”. Le richieste pervenute sono state dodici, provenienti in maniera omogenea da tutto il territorio comunale. Vista l’area geografica e il numero delle richieste è stato individuato il parco pubblico sito in Via Brodolini (davanti alle case popolari e confinante con Via Caduti del Lavoro) come area destinato alla disposizione degli orti. La scelta di quel parco pubblico è stata motivata anche dal fatto che si tratta di un parco poco utilizzato e mal concio. L’obiettivo del progetto, infatti, non è solo dare la possibilità di avere un orto a chi non ha il terreno, ma è anche quello di riqualificare il paesaggio.

Alle 10:50 la Commissione s’è congedata alla prossima riunione che si terrà in data da stabilirsi.

giovedì 12 novembre 2015

L'impegno antimafia continua più forte di prima

“La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”
Così diceva Paolo Borsellino ai tanti giovani e durante i convegni, ed è proprio ispirandomi a queste parole che ho deciso di fare antimafia.
Ogni tanto, nella vita, capitano periodi in cui ci si ferma a riflettere, ed è ciò che mi è capitato quest’estate ma neppure per un secondo ho mai pensato di abbandonare il mio impegno antimafioso. Fare antimafia, per me, non è solo un’attività di volontariato ma addirittura uno stile di vita.

Qualche settimana fa scrissi che avrei continuato a fare antimafia e che avevo anche trovato una nuova casa. Finalmente, dopo una serie di passaggi burocratici, posso comunicare ufficialmente di aver trovato una nuova casa. Ho, infatti, aderito all’associazione “SAO – Saveria Antiochia Osservatorio Antimafia”, un’associazione nata nel 2006 a Milano con l’aiuto di Libera e OMICRON.
Le motivazioni che mi hanno portato a questa scelta sono rappresentate dai valori che l’associazione condivide e cerca di divulgare. SAO s’ispira a principi di solidarietà, di trasparenza e di democrazia.
L’associazione persegue finalità di solidarietà sociale e si riconosce nei seguenti valori fondamentali: la libertà di espressione e di pensiero, il rispetto e la tutela dei diritti dei cittadini e di ogni forma di diversità, la giustizia sociale, la solidarietà verso i deboli e gli emarginati. L’Associazione s’impegna alla promozione e tutela dei valori della legalità e dei diritti umani e civili e all’impegno contro ogni forma d’illegalità e di organizzazione criminale, nonché di intolleranza, di violenza, di discriminazione, di razzismo.
SAO è un’associazione conosciuta e stimata in tutto il territorio nazionale, soprattutto nella nostra regione. Sarà quindi un mio compito impegnarmi a essere vigile, combattere la cultura mafiosa attraverso progetti scolastici, convegni e altre attività. La mia attenzione volgerà principalmente verso le questioni legate alla provincia di Brescia, ma non per questo farò mancare il mio sostegno a tutte le persone impegnate nella lotta alla mafia.

Per maggiori informazioni sull’associazione, è possibile visitare il sito internet: www.centrostudisao.org

martedì 3 novembre 2015

Acqua bene comune ma a gestirla saranno i privati

Una mia lettera, relativa al nuovo gestore del servizio idrico della provincia di Brescia, inviata al Direttore del Giornale di Brescia e pubblicata martedì 3 novembre nella sezione "Lettere al Direttore" dello stesso giornale.


martedì 27 ottobre 2015

Servizio Idrico Integrato - Il Comune di Borgosatollo tradisce l'esito referendario: sì al sistema misto pubblico/privato

Lo scorso 9 ottobre, l’Assemblea dei Sindaci ha votato a maggioranza l’affidamento a un’unica società a capitale misto pubblico/privato la gestione dell’acqua e della depurazione dei comuni della provincia di Brescia, tradendo così il risultato referendario del 2011. Per la precisione i voti favorevoli sono stati 97 contro i 38 contrari e i 9 astenuti. Tra i voti favorevoli anche quello del Sindaco di Borgosatollo.

Il sistema misto prevede una parte pubblica e una privata che dovrà avere una partecipazione minima del 40%. Il primo problema che sorge è che non è stato stabilito un tetto massimo, quindi nelle successive fasi di approvazione del Sistema Idrico Integrato, la quota di partecipazione privata potrà anche superare il 50%, acquisendo, di fatto, la gestione. I Sindaci favorevoli al sistema misto hanno dichiarato che s’impegneranno a far rimanere la quota di maggioranza pubblica ma il problema essenziale rimane: se è vero che l'acqua è un bene di tutti, è anche vero che un privato voglia ottenere degli utili. E quindi come può questo sistema misto garantire un servizio equo per tutti i cittadini senza aumentare i prezzi?

Un altro aspetto da sottolineare riguarda come si è arrivati a tale scelta. A mio parere, una questione così importante come la gestione dell'acqua meritava una consultazione con la cittadinanza, invece, non è stato costruito nemmeno un passaggio in Consiglio Comunale, tantomeno che in Commissione Territorio.
Se la cittadinanza non è consultata per decisioni così importanti, in quali altre occasioni dovrebbe poter partecipare alla vita politica del paese? 

Un’altra obiezione dei Sindaci favorevoli al sistema misto è che “non c’era alternativa” ma anche questo non è vero. Infatti, in tutta la regione Lombardia, le uniche Province ad aver scelto il sistema misto sono state quelle di Brescia e Mantova, mentre tutte le altre hanno scelto per una gestione totalmente pubblica. Non si poteva quindi seguire l’esempio di altre Province?
Inoltre, una proposta che prevedeva la creazione di una società interamente pubblica è stata presentata anche da quattro Sindaci bresciani (Borgo San Giacomo, Cigole, San Gervasio e Verolavecchia) ma purtroppo non è passata, o meglio, non è nemmeno stata presa in considerazione. 
Per chi volesse leggerla, qui trovate il Programma operativo affidamento Servizio Idrico Integrato presentato dai quattro Sindaci.
Dispiace poi costatare come molti membri dell’attuale maggioranza, nel 2011 fecero parte proprio del Comitato referendario costituito a Borgosatollo dove alle urne uscì il voto favorevole all’acqua pubblica.

Cito infine alcuni punti fondamentali della “Risoluzione del Parlamento Europeo sull'acqua pubblica” dell'8 settembre:

15 - l'ONU afferma che il diritto umano all'approvvigionamento idrico e alle strutture igienico-sanitarie riconosce a chiunque il diritto all'acqua per l'utilizzo personale e domestico che sia di elevata qualità, sicura, accessibile fisicamente ed economicamente, sufficiente e accettabile; sottolinea che un'ulteriore raccomandazione dell'ONU prevede che i pagamenti per i servizi idrici, ove siano previsti, debbano ammontare al massimo al 3% del reddito familiare;
18 - invita la Commissione a riconoscere l'importanza del diritto umano all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie come bene pubblico e valore fondamentale per tutti i cittadini dell'UE, e non come merce
22 - riconosce che, come affermato nella direttiva quadro sulle acque, l'acqua non è un prodotto di scambio ma un bene pubblico essenziale per la vita e la dignità umane;
24 - ritiene che, in merito alla regolamentazione e al controllo, sia necessario tutelare la proprietà pubblica dell'acqua incoraggiando il ricorso a modelli di gestione pubblici, trasparenti e partecipativi in cui l'autorità che detiene la proprietà pubblica abbia la facoltà, soltanto in alcuni casi, di attribuire all'iniziativa privata alcuni compiti di gestione, secondo condizioni rigorosamente regolamentate e salvaguardando costantemente il diritto ad avvalersi della risorsa e di adeguate strutture igienico-sanitarie;
30 - osserva che l'acqua deve essere considerata una risorsa ecosociale e non un mero fattore di produzione.

Il 19 ottobre, l’Assemblea Provinciale ha ufficialmente ratificato la decisione presa dell’Assemblea dei Sindaci registrando solo un voto contrario, quello del Sindaco Giuseppe Lama di Borgo San Giacomo, promotore del documento sulla gestione idrica pubblica e anche Consigliere provinciale.

venerdì 2 ottobre 2015

Dedicato ai nonni

Ci sono delle cose
che solo i nonni sanno,
son storie più lontane
di quelle di quest’anno.
Ci sono delle coccole
che solo i nonni fanno,
per loro tutti i giorni
sono il tuo compleanno.
Ci sono nonni e nonne
che fretta mai non hanno:
nonni e nipoti piano
nel tempo insieme stanno.

Di Bruno Tognolini

martedì 29 settembre 2015

Si chiude il percorso nella Rete Antimafia di Brescia

La vita è fatta dalle nostre scelte, o dal destino per chi ci crede, ma alla fine siamo sempre noi gli autori della nostra storia. Ci sono scelte semplici che si fanno al volo cogliendo l'occasione e altre che invece sono più difficili, sulle quali ci si sofferma a riflettere e pensare a lungo, anche dei giorni se necessario.

Ho fatto questa premessa perché quest'estate ho maturato una scelta difficile e sofferta: lasciare la Rete Antimafia di Brescia. Difficile perché gli ultimi cinque anni della mia vita li ho trascorsi, tra le altre cose, a far conoscere l'associazione e il lavoro quotidianamente svolto, attraversando quasi tutta la provincia e la Lombardia. Difficile perché la Rete Antimafia l'ho vista nascere, nell'ottobre del 2010, colorando lo striscione ufficiale dell'associazione e partecipando al primo presidio organizzato davanti al Tribunale di Brescia.

Sono state svolte tante attività, ho girato molti paesi bresciani, ho conosciuto molte persone e soprattutto ho imparato molto.
La vita, oltre a essere fatta da scelte, è anche composta di diversi percorsi che non sempre sono infiniti, ma a volte terminano per lasciare spazio a nuovi orizzonti.

L'abbandono della Rete Antimafia di Brescia, però, non vuol dire che abbia deciso di smettere di svolgere attività antimafia. Credo fortemente in quest'attività che oramai non si tratta più di passione, bensì di stile di vita. Ai tanti dibattiti e incontri ai quali ho partecipato, ho avuto il piacere di parlare con moltissime persone di tutte le età ed è proprio con loro che sento di aver stretto un patto che non posso non mantenere: continuare a combattere la cultura mafiosa, sostenere le vittime di mafia e trasmettere la speranza che la mafia si può sconfiggere con l'impegno quotidiano di ognuno di noi.


Continuerò a fare antimafia perché non mi basta lottare per un futuro migliore, io voglio che sia migliore anche il mio presente, che poi è quello di tutti.

sabato 19 settembre 2015

Il resoconto della Commissione Comunale II (Area dei servizi al territorio) di sabato 9 settembre 2015

Sabato 12 settembre alle 9 si è tenuta presso il Municipio la Commissione comunale II per discutere i seguenti ordini del giorno:
1) elezione del Presidente e del Vicepresidente della Commissione Comunale II;
2) esame del bando esplorativo per manifestazione d’interesse per orti sociali;
3) esame “Regolamento Comunale delle alienazioni degli immobili del patrimonio comunale”;
4) esame della domanda interlocutoria relativa al comparto strategico di PGT “CIS3” in Via Caduti del Lavoro  - Via IV novembre (vicino al Monumento dei marinai);
 5) varie ed eventuali.
Di seguito, le decisioni prese punto per punto:
1) Sono stati eletti a unanimità il Commissario Emanuele Zanardini per ricoprire il ruolo di Presidente della Commissione e il Commissario Giacomino Mereghetti per ricoprire il ruolo di Vicepresidente.
2) Il funzionario comunale Dott. Francesco Mazzali (Ufficio Ecologia e Ambiente dell’Area Tecnica) ha esposto il tema alla Commissione. Dopo un’ampia discussione, la Commissione ha evidenziato che lo scopo principale di tale iniziativa deve essere quello di aggregazione sociale e di riqualificazione ambientale.
Nel contempo ha fissato i seguenti parametri:
- i richiedenti non dovranno possedere altri terreni adibito a orto;
- i richiedenti devono essere residenti nel Comune di Borgosatollo;
- i richiedenti, nel caso di associazioni, dovranno avere la sede a Borgosatollo;
- dovranno corrispondere al Comune un canone annuo di 12€;
- i richiedenti dovranno garantire la manutenzione per il periodo della concessione del terreno;
- l'attività non dovrà avere scopo di lucro.

La Commissione ha poi stabilito che il Comune metterà a disposizione acqua e terreno: coloro ai quali sarà affidato il terreno, avranno diritto a una particella di terreno con estensione minima di circa 25 mq., per un periodo di tre anni eventualmente rinnovabili.
La Commissione, inoltre, ha invitato gli Uffici Comunali a verificare di inserire negli accordi la possibilità per il Comune di ritornare nel possesso delle aree concesse in forza a sopravvenute esigenze (o per accertati inadempimenti degli accordi intervenuti).
3) Dopo l’esposizione del tema da parte del Segretario, la Commissione, vista la tarda ora e la non estrema urgenza del tema, decide di rimandare l’esame e la votazione alla prossima seduta.
4) Il Segretario della Commissione coadiuvato dall’Assessore Motta, informa la Commissione della richiesta pervenuta dai proprietari delle aree comprese nel comparto strategico di PGT “CIS3” in Via Caduti del Lavoro - Via IV novembre (vicino al Monumento dei marinai).
Dopo aver esaminato la richiesta, la Commissione ha stabilito di:
- invitare gli interessati alla presentazione della variante all’ambito in esame, alla valutazione degli effetti socio-economici che potrebbe provocare l’intervento prospettato;
- far rispettare la superficie coperta (intesa come massima estensione) prevista nella relativa scheda di PGT);
- far rispettare la superficie dei parcheggi previsti nella relativa scheda di PGT sia come estensione sia come ubicazione;
Alla luce di quanto premesso, la Commissione si è espressa in senso favorevole all’unanimità alla citata richiesta.
5) Il Segretario ha informato il neo Presidente e il neo Vicepresidente circa una richiesta di rilascio di un’autorizzazione edilizia. 
Alle 11:45 la Commissione s’è congedata alla prossima riunione che si terrà in data da stabilirsi.

martedì 1 settembre 2015

L'uomo bianco in quella foto

Articolo di Riccado Gazzaniga


Le fotografie, a volte, ingannano.
Prendete questa immagine, per esempio. 
Racconta il gesto di ribellione di Tommie Smith e John Carlos il giorno della premiazione dei 200 metri alle Olimpiadi di Città del Messico e mi ha ingannato un sacco di volte.

L’ho sempre guardata concentrandomi sui due uomini neri scalzi, con il capo chino e il pugno guantato di nero verso il cielo, mentre suona l’inno americano. Un gesto simbolico fortissimo, per rivendicare la tutela dei diritti delle popolazioni afroamericane in un anno di tragedie come la morte di Martin Luther King e Bob Kennedy.

È la foto del gesto storico di due uomini di colore. Per questo non ho mai osservato troppo quell’uomo, bianco come me, immobile sul secondo gradino.
L’ho considerato una presenza casuale, una comparsa, una specie di intruso. Anzi, ho perfino creduto che quel tizio – doveva essere un inglese smorfioso – rappresentasse, nella sua glaciale immobilità, la volontà di resistenza al cambiamento che Smith e Carlos invocavano con il loro grido silenzioso.
Invece sono stato ingannato. 

Grazie a un vecchio articolo di Gianni Mura, oggi ho scoperto la verità: l’uomo bianco nella foto è, forse, l’eroe più grande emerso da quella notte del 1968.

Si chiamava Peter Norman, era australiano e arrivò alla finale dei 200 metri dopo aver corso un fantastico 20.22 in semifinale. Solo i due americani Tommie “The Jet” Smith e John Carlos avevano fatto meglio: 20.14 il primo e 20.12 il secondo.

La vittoria si sarebbe decisa tra loro due, Norman era uno sconosciuto cui giravano bene le cose. John Carlos, anni dopo, disse di essersi chiesto da dove fosse uscito quel piccoletto bianco. Un uomo di un metro settantotto che correva veloce come lui e Smith, che superavano entrambi il metro e novanta.

Arrivò la finale e l’outsider Peter Norman corse la gara della vita, migliorandosi ancora. Chiuse in 20.06, sua prestazione migliore di sempre e record australiano ancora oggi imbattuto, a 47 anni di distanza.
Ma quel record non bastò, perché Tommie Smith era davvero “The jet” e rispose con il record del mondo. Abbatté il muro dei venti secondi, primo uomo della storia, chiudendo in 19.82 e prendendosi l’oro.
John Carlos arrivò terzo di un soffio, dietro la sorpresa Norman, unico bianco in mezzo ai fuoriclasse di colore.
Fu una gara bellissima, insomma.
Eppure quella gara non sarà mai ricordata quanto la sua premiazione.

Non passò molto dalla fine della corsa perché si capisse che sarebbe successo qualcosa di forte, di inaudito, al momento di salire sul podio.
Smith e Carlos avevano deciso di portare davanti al mondo intero la loro battaglia per i diritti umani e la voce girava tra gli atleti.

Norman era un bianco e veniva dall’Australia, un paese che aveva leggi di apartheid dure quasi come quelle sudafricane. Anche in Australia c’erano tensioni e proteste di piazza a seguito delle pesanti restrizioni all’immigrazione non bianca e leggi discriminatorie verso gli aborigeni, tra cui le tremende adozioni forzate di bambini nativi a vantaggio di famiglie di bianchi. 

I due americani chiesero a Norman se lui credesse nei diritti umani.

Norman rispose di sì.

Gli chiesero se credeva in Dio e lui, che aveva un passato nell’esercito della salvezza, rispose ancora sì.
“Sapevamo che andavamo a fare qualcosa ben al di là di qualsiasi competizione sportiva e lui disse “sarò con voi” – ricorda John Carlos – Mi aspettavo di vedere paura negli occhi di Norman, invece ci vidi amore”. 
Smith e Carlos avevano deciso di salire sul podio portando al petto uno stemma del Progetto Olimpico per i Diritti Umani, un movimento di atleti solidali con le battaglie di uguaglianza.
Avrebbero ritirato le medaglie scalzi, a rappresentare la povertà degli uomini di colore. E avrebbero indossato i famosi guanti di pelle nera, simbolo delle lotte delle Pantere Nere.
Ma prima di andare sul podio si resero conto di avere un solo paio di guanti neri.
“Prendetene uno a testa” suggerì il corridore bianco e loro accettarono il consiglio.
Ma poi Norman fece qualcos’altro.
“Io credo in quello in cui credete voi. Avete uno di quelli anche per me?“ chiese indicando lo stemma del Progetto per i Diritti Umani sul petto degli altri due. “Così posso mostrare la mia solidarietà alla vostra causa”.
Smith ammise di essere rimasto stupito e aver pensato: “Ma che vuole questo bianco australiano? Ha vinto la sua medaglia d’argento, che se la prenda e basta!”.
Così gli rispose di no, anche perché non si sarebbe privato del suo stemma. Ma con loro c’era un canottiere americano bianco, Paul Hoffman, attivista del Progetto Olimpico per i Diritti Umani. Aveva ascoltato tutto e pensò che “se un australiano bianco voleva uno di quegli stemmi, per Dio, doveva averlo!”. Hoffman non esitò: “Gli diedi l’unico che avevo: il mio”.
I tre uscirono sul campo e salirono sul podio: il resto è passato alla storia, con la potenza di quella foto.
“Non ho visto cosa succedeva dietro di me – raccontò Norman – Ma ho capito che stava andando come avevano programmato quando una voce nella folla iniziò a cantare l’inno Americano, ma poi smise. Lo stadio divenne silenzioso”.
Il capo delegazione americano giurò che i suoi atleti avrebbero pagato per tutta la vita quel gesto che non c’entrava nulla con lo sport. Immediatamente Smith e Carlos furono esclusi dal team americano e cacciati dal villaggio olimpico, mentre il canottiere Hoffman veniva accusato pure lui di cospirazione.
Tornati a casa i due velocisti ebbero pesantissime ripercussioni e minacce di morte.
Ma il tempo, alla fine, ha dato loro ragione e sono diventati paladini della lotta per i diritti umani. Sono stati riabilitati, collaborando con il team americano di atletica e per loro è stata eretta una statua all’Università di San José.
In questa statua non c’è Peter Norman.
Quel posto vuoto sembra l’epitaffio di un eroe di cui nessuno si è mai accorto. Un atleta dimenticato, anzi, cancellato, prima di tutto dal suo paese, l’Australia.
Quattro anni dopo Messico 1968, in occasione delle Olimpiadi di Monaco, Norman non fu convocato nella squadra di velocisti australiani, pur avendo corso per ben 13 volte sotto il tempo di qualificazione dei 200 metri e per 5 sotto quello dei 100.
Per questa delusione, lasciò l’atletica agonistica, continuando a correre a livello amatoriale.
In patria, nell’Australia bianca che voleva resistere al cambiamento, fu trattato come un reietto, la famiglia screditata, il lavoro quasi impossibile da trovare. Fece l’insegnante di ginnastica, continuò le sua battaglie come sindacalista e lavorò saltuariamente in una macelleria. Un infortunio gli causò una grave cancrena e incorse in problemi di depressione e alcolismo.
Come disse John Carlos “Se a noi due ci presero a calci nel culo a turno, Peter affrontò un paese intero e soffrì da solo”.
Per anni Norman ebbe una sola possibilità di salvarsi: fu invitato a condannare il gesto dei suoi colleghi Tommie Smith e John Carlos, in cambio di un perdono da parte del sistema che lo aveva ostracizzato. Un perdono che gli avrebbe permesso di trovare un lavoro fisso tramite il comitato olimpico australiano ed essere parte dell’organizzazione delle Olimpiadi di Sidney 2000.
Ma lui non mollò e non condannò mai la scelta dei due americani.
Era il più grande sprinter australiano mai vissuto e detentore del record sui 200, eppure non ebbe neppure un invito alle Olimpiadi di Sidney. Fu il comitato olimpico americano, una volta scoperta la notizia a chiedergli di aggregarsi al proprio gruppo e a invitarlo alla festa di compleanno del campione Michael Johnson per cui Peter Norman era un modello e un eroe.
Norman morì improvvisamente per un attacco cardiaco nel 2006, senza che il suo paese lo avesse mai riabilitato.
Al funerale Tommie Smith e John Carlos, amici di Norman da quel lontano 1968, ne portarono la bara sulle spalle, salutandolo come un eroe.
“Peter è stato un soldato solitario. Ha scelto consapevolmente di fare da agnello sacrificale nel nome dei diritti umani. Non c’è nessuno più di lui che l’Australia dovrebbe onorare, riconoscere e apprezzare” disse John Carlos.
“Ha pagato il prezzo della sua scelta – spiegò Tommie Smith – Non è stato semplicemente un gesto per aiutare noi due, è stata una SUA battaglia. È stato un uomo bianco, un uomo bianco australiano tra due uomini di colore, in piedi nel momento della vittoria, tutti nel nome della stessa cosa”.
Solo nel 2012 il Parlamento Australiano ha approvato una tardiva dichiarazione per scusarsi con Peter Norman e riabilitarlo alla storia con queste parole: 
“Questo Parlamento riconosce lo straordinario risultato atletico di Peter Norman che vinse la medaglia d’argento nei 200 metri a Città del Messico, in un tempo di 20.06, ancora oggi record australiano.
Riconosce il coraggio di Peter Norman nell’indossare il simbolo del Progetto OIimpico per i Diritti umani sul podio, in solidarietà con Tommie Smith e John Carlos, che fecero il saluto del “potere nero”.
Si scusa tardivamente con Peter Norman per l’errore commesso non mandandolo alle Olimpiadi del 1972 di Monaco, nonostante si fosse ripetutamente qualificato e riconosce il potentissimo ruolo che Peter Norman giocò nel perseguire l’uguaglianza razziale”.
Ma, forse, le parole che ricordano meglio di tutti Peter Norman sono quelle semplici eppure definitive con cui lui stesso spiegò le ragioni del suo gesto, in occasione del film documentario “Salute”, girato dal nipote Matt.
“Non vedevo il perché un uomo nero non potesse bere la stessa acqua da una fontana, prendere lo stesso pullman o andare alla stessa scuola di un uomo bianco.
Era un’ingiustizia sociale per la qualche nulla potevo fare da dove ero, ma certamente io la detestavo.
È stato detto che condividere il mio argento con tutto quello che accadde quella notte alla premiazione abbia oscurato la mia performance.
Invece è il contrario.
Lo devo confessare: io sono stato piuttosto fiero di farne parte”.

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