lunedì 30 gennaio 2017

In Francia la sinistra rialza la testa. Ora tocca alla sinistra in Italia

"Stasera la sinistra rialza la testa". Ha esordito così Benoît Hamon a margine della vittoria ottenuta sul rivale Manuel Valls per decidere chi dovrà guidare i socialisti alla sfida di aprile per l'Eliseo.

Candidatosi ad agosto come outsider e ribelle da sempre all'interno del partito, Hamon è riuscito a spostare a sinistra la maggioranza (58%) degli elettori socialisti. 
Hamon ha scalzato Valls con un programma provocatorio ma concreto e con posizioni nette sui principali temi.
In tema di lavoro, Hamon ha dichiarato che si farà portavoce dell’abolizione della Loi Travail, "Jobs act all’italiana", proporrà la riduzione dell'orario lavorativo a 32 ore settimanali e l'istituzione di un reddito universale finanziabile tassando i robot aziendali che sostituiscono il lavoro umano.  Sul tema dell'immigrazione sostiene di porre fine allo stato di emergenza concedendo la possibilità di lavorare ai migranti richiedenti asilo, ma anche il diritto di voto agli stranieri per le elezioni locali (altro che muri).
Le proposte del neo candidato socialista all'Eliseo, affrontano anche temi considerati centrali come l'ecologia, con la proposta di porre fine dell’uso del diesel entro il 2025, e i diritti degli ultimi attraverso incentivi per creare alternative alla prigione.
Hamon guarda anche fuori dai confini francesi e lanciando la proposta di una moratoria sul deficit al 3 per cento, un’alleanza con i paesi anti-austerity e il riconoscimento della Palestina.

Il Partito Socialista ha rialzato la testa scegliendo di percorrere la strada a sinistra, considerandola come unica salvezza per il partito socialista e contro le politiche liberiste e razziste della destra.

Mi auguro che anche in Italia, presto, magari dal congresso di Sinistra Italiana, i temi proposti da Hamon possano diventare centrali anche per la sinistra in Italia.

venerdì 27 gennaio 2017

Il Prefetto di Brescia neghi la manifestazione xenofoba a Ghedi nel giorno della Memoria

Ghedi, paese della Bassa Bresciana già noto per la presenza di bombe atomiche presso l’aeroporto militare, negli ultimi giorni è salito alla ribalta per un fatto di cronaca che ha avuto come vittima un trentenne in seguito a una rapina in appartamento.

Tre ladri, nel tentativo di rapinare un’abitazione, sono stati scoperti dal proprietario e dal nipote trentenne che è stato aggredito e ferito gravemente alla testa.
Degli aggressori, attualmente in fuga e ricercati dalle forze dell’ordine, non si conoscono le generalità e di conseguenza nemmeno la nazionalità. La stampa locale scrive che si tratta di presunti slavi, ma precisamente cosa s’intende per presunti? E poi, da cosa è stato capito che fossero slavi?

Nonostante i dettagli non siano quindi noti, l’associazione xenofoba, razzista e identitaria “Brescia ai bresciani”, mascherata come associazione apartitica e apolitica, ha indetto una manifestazione a Ghedi dal titolo: “Alziamo la testa. Manifestazione per la sicurezza”.

Basta leggere i giornali e osservare quanto sta accadendo per notare il clima di forte paura e odio che sta invadendo l’Europa e ora gli Stati Uniti dopo l’elezione di Trump. Riteniamo che un sano ruolo civico debba imporre di smorzare gli animi e non alimentari inutili tensioni e paure, a maggior ragione nella giornata della memoria nella quale si ricordano le vittime dell’Olocausto.
La manifestazione indetta dall’associazione “Brescia ai bresciani” è chiaramente un’intimazione alla all’odio che non può essere tollerata, accettata e autorizzata.

Per queste ragioni auspichiamo che il Prefetto di Brescia, garante delle sicurezza, quella vera, di tutti i cittadini bresciani, neghi l’autorizzazione alla manifestazione e che si adoperi per incentivare un clima sereno e pacifico.

Sinistra Per Borgosatollo

martedì 17 gennaio 2017

Apriamo le frontiere alla speranza

Belgrado, Serbia, 21 novembre 2016. La foto scattata dal fotografo Marko Djurica, se non fosse a colori, potrebbe far pensare a un’epoca storica buia e non troppo distante , invece non c’è nessun ritocco e la situazione immortalata è reale oltre che attuale.

La foto ritrae numerosi migranti in fila per ricevere cibo davanti a un magazzino di Belgrado. Migranti provenienti soprattutto dalla Siria e dall’Afghanistan, costretti a vivere in una prigione a causa della chiusura della frontiera Ungherese, come se le fatiche del viaggio e l’abbandono del proprio Paese non fosse già abbastanza.
Condizioni di vita estranee a qualsiasi logica umana, temperature prossime allo zero, la terre e l’asfalto come letto senza coperte sufficienti per tutti senza servizi igienici.
Sono circa 6400 i profughi attualmente fermi in Siria secondo le stime delle Nazioni Unite, ma le organizzazioni locali ne contano addirittura circa diecimila.
Più di centomila, invece, le persone che nel 2016 hanno lasciato i Paesi d’origine come ka Siria, l’Afghanistan e l’Iraq e sono passate attraverso la Serbia con la speranza di raggiungere il sogno chiamato Europa.

Occorre abbattere tutti i muri ideologici, culturali e materiali e soprattutto mettere al centro un’importante politica fondata sull’accoglienza diffusa. I muri generano solo maggiori povertà e miserie, per questo c’è bisogno di ponti che consentano di trovare mete più felici a chi fugge dalle guerre infinite causate proprio da quei Paesi che rappresentano la loro speranza. Ed è anche per questa ragione, per le guerre provocate o incentivate con l’invio di armamenti, che noi paesi europei abbiamo un dovere in più nei confronti di chi migra da territori di guerra.