lunedì 28 novembre 2016

Partito Democratico disonesto e vigliacco!! Coperti i manifesti di Sinistra Italiana: é questa la vostra idea di rispetto e democrazia?

La campagna referendaria è stata finora estenuante, spesso fatta con mezzucci di bassa politica, ma mai avrei pensato di assistere a una scorrettezza e vigliaccheria come il veder coperti i manifesti elettorali di Sinistra Italiana per il NO al referendum.
Domenica mattina, dopo il gazebo allestito in piazza, io e altri compagni siamo andati ad attaccare i manifesti elettorali sulle bacheche comunali riservate alla propaganda elettorale. Le foto sono state scattate proprio in Via IV Novembre all'altezza dell'asilo Collodi però sono molto diverse fra loro. Sì, perché la prima è stata scattata domenica mattina dopo aver attaccato il manifesto mentre la seconda è stata scattata lunedì, il giorno dopo, alle 18:30.

La differenza è che il Partito Democratico, nella giornata di lunedì, ha pensato bene di coprire il manifesto di Sinistra Italiana pur essendoci, come si vede, altri spazi liberi. 
Un gesto vigliacco e un'offesa politica gravissima fatta da un partito che ricopre la maggioranza al Governo e a Borgosatollo. Un gesto incivile di un partito grande nei numeri, ma piccolo di cultura politica che ha paura e tenta con tutti i mezzi, anche incivili, di falsare la campagna referendaria.

Mi chiedo quale sia l'idea di democrazia e rispetto delle altre forze politiche di un partito che proprio al suo interno ha la parola "democratico".

Siamo proprio sicuri che vogliano fare i nostri interessi? Davvero vogliamo votare sì alla modifica della Costituzione scritta da questi personaggi disonesti?

martedì 22 novembre 2016

Violenza sulle donne: Ripartiamo dall'educazione dei più piccoli

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Il femminicidio in Italia è un fenomeno che riguarda tutti, uomini e donne, da nord a sud. Anche a Borgosatollo, quest’estate s’è verificato un episodio di violenza su una donna che dopo essere stata più volte picchiata dal convivente e grazie all’aiuto delle amiche ha finalmente denunciato colui che non voleva amarla ma soltanto possederla.
Vista l’importanza che il fenomeno assume in tutta Italia ed anche a due passi da noi, abbiamo intervistato Celeste Costantino (Deputata di Sinistra Italiana e componente della Commissione Parlamentare Antimafia) che da anni si occupa di diritti, cultura tematiche di genere).

Le recenti cronache giornalistiche hanno raccontato molti atti di violenza sulle donne. Il femminicidio è solo un'emergenza oppure ha radici culturali precise e profonde?
Parlare di femminicidio non basta più se viene trattato come atto conclusivo del fenomeno. E non basta invocare la prevenzione, tanto contro la violenza sulle donne quanto sul bullismo e l'omofobia: la prevenzione bisogna costruirla, uscendo dall'ottica securitaria, insegnando un'altra educazione civica. Il Decreto Legge sul femminicidio ha trattato il fenomeno come una questione emergenziale, scardinandolo dalle radicate convinzioni culturali che permeano la società italiana: il rifiuto di una donna è inaccettabile, essa è un oggetto alla mercé dell'uomo.

Esistono ormai diversi studi sulla violenza di genere. Perché gli uomini picchiano o abusano delle donne?
Alcuni uomini picchiano, abusano e uccidono le donne perché non ne concepiscono la soggettività e non riescono a comprendere e accettare i rifiuti. Vedono le donne come oggetti di loro proprietà su cui non possono perdere il controllo. E questo ha sicuramente a che fare con l'educazione del maschio che, perdendo il controllo sulla donna che ha a fianco o che molesta, crede di perdere il controllo della propria vita. Gli uomini violenti non accettano un no come risposta.

Sei prima firmataria di una proposta di legge che si chiama "Un'ora d'amore". Cosa prevede?
La PDL, che si chiama Proposta di legge per l'introduzione dell'educazione sentimentale nelle scuole, poi sostenuta dalla campagna 1oradamore per una sua veloce calendarizzazione in Aula (e che solo nei primi due giorni dalla sua pubblicazione sulla piattaforma change ha raccolto migliaia di firme), introduce un'ora specifica condotta da corpo docente adeguatamente formato, nelle attività didattiche dedicata alla comprensione di sé e delle proprie emozioni, perché comprenderle e saperle affrontare consente, soprattutto nella fase adolescenziale quando si forma il carattere e si iniziano a fissare i comportamenti sociali, un aumento delle capacità di comunicare e il potenziamento dell’apprendimento cognitivo. Un'ora d'amore a scuola perché oggi gli stereotipi maschili e femminili invadono il quotidiano sia in ambito pubblico che privato, e la scuola ha la possibilità di fornire gli strumenti per una lettura paritaria, per ristabilire un equilibrio delle immagini fornite dai mass media, schiacciate sulla mercificazione del corpo femminile. I ragazzi e le ragazze si abituano a una visione inflessibile dei ruoli sessuali, un'impostazione così assoluta da sfociare anche in forme di bullismo nei confronti di chi non rientra in questo schema. Noi oggi abbiamo una grande possibilità, quella di fornire gli strumenti per un nuovo modello di cittadinanza, anche rispetto ai nuovi cittadini di questo paese. E benché esistano esempi di autonomi progetti scolastici sul tema, è importante fare una legge che miri a fare di essi un virtuoso modello nazionale.

L'educazione all'affettività è prevista anche dalla Convenzione di Istanbul votata nel 2013. A che punto siamo, oggi, in Italia?
Dopo tre anni, la mia proposta sull'introduzione dell'educazione sentimentale nelle scuole è approdata in commissione cultura. Abbiamo audito varie realtà che si occupano di portare avanti progetti sull'educazione di genere nelle scuole, dall'asilo ai licei, dalle case editrici ai centri antiviolenza, realtà che anni hanno contribuito alla formulazione della mia proposta. Il prossimo passo, se il governo dimostrerà di avere davvero una volontà politica sull'argomento, sarà calendarizzata e discussa in Aula, insieme a proposte simili alla mia. Quello che proponiamo è un diritto scritto nella Convenzione di Istanbul, ratificata all'unanimità in Parlamento, che chiede agli Stati di introdurre l'educazione all'affettività negli ordinamenti scolastici. In Europa è una realtà, in Italia siamo ancora in ritardo.

Cosa possiamo fare noi, tutti i giorni, per provare ad evitare che accadano certi episodi?
Interrogarci e non dare niente per scontato. Esistono delle convinzioni e delle convenzioni che persistono anche in coloro che si credono intoccabili dal fenomeno. Partire dall'educazione dei più piccoli, affinché crescano disinnescando questa cultura del possesso. Ma soprattutto vigilando sull'operato della politica, che ha il compito preciso di fornire nuovi strumenti critici e didattici alle nuove generazioni per affrontare la vita.

domenica 6 novembre 2016

Fare politica a sinistra


Di seguito la lettera pubblicata sul Bresciaoggi di sabato 5 novembre relativa ai primi tre mesi di attività politica sul territorio di Sinistra Per Borgosatollo.

Egregio direttore, Sinistra per Borgosatollo, la neonata lista che fa riferimento al nuovo soggetto politico Sinistra Italiana, ma che al tempo stesso ambisce a riunire le persone di sinistra del paese, vuole dire la sua sul referendum costituzionale del 4 dicembre. Sono già tre le iniziative organizzate sul territorio da luglio a oggi e altre sono in programma prima della data referendaria. Fare politica a sinistra non è semplice e lo diventa ancor di più in un paese come Borgosatollo che da anni sta soffrendo d’immobilismo a causa delle scelte politiche e amministrative delle ultime due giunte di centro-destra. Siamo convinti che una forza di sinistra sia necessaria per stimolare nuovi processi culturali per ridare vivacità al paese. Il referendum costituzionale non è solo un tema nazionale perché riguarderà la vita quotidiana di tutti, anche gli abitanti di Borgosatollo. Per questo abbiamo preso posizione manifestando la nostra contrarietà a una riforma che non produrrà alcun miglioramento, ma una diminuzione degli spazi democratici. L’abolizione del Senato è una farsa e lo abbiamo già visto con le Province che, di fatto, esistono ancora con la differenza che ora i Consiglieri sono votati al chiuso di una stanza e non più dai cittadini. Attivamente parlando ci ispiriamo al vecchio Pci, un grande partito di massa che sapeva dialogare con le persone. Il nostro impegno va in quella direzione, ecco perché a novembre saremo nuovamente in piazza con un gazebo. Inoltre stiamo anche distribuendo proprio in questi giorni, casa per casa, un volantino non periodico con interviste e notizie locali, che si può anche leggere gratuitamente in internet. Una vera forza di sinistra deve saper guardare oltre i propri confini, non può restare chiusa nel proprio recinto, per questo abbiamo avviato una stretta collaborazione con l’omologa lista di sinistra di Ghedi e presto con altri gruppi del distretto. Lo scopo è di unire le forze e provare a coinvolgere sempre più persone. Speriamo d trovare sempre nuove persone disposte a collaborare perché mai come oggi c’è bisogno di pluralità.

venerdì 4 novembre 2016

Referendum costituzionale: 5 buone ragioni per votare NO alla riforma

In vista del referendum costituzionale, ho voluto approfondire le ragioni del NO facendo alcune domande a Francesca Parmigiani, Dottoressa di ricerca in diritto costituzionale.

La riforma amplia davvero la partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese?
La riforma costituzionale Renzi-Boschi rischia di fare a pezzi ciò che resta della democrazia rappresentativa e della partecipazione, che già non godono di buona salute nel nostro Paese. Limitandoci ad analizzare le previsioni della riforma in relazione agli istituti di democrazia diretta, infatti, notiamo come, da un lato, il numero di firme richiesto per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare sia stato triplicato, passando dalle 50.000 attualmente richieste alle 150.000, previste dal nuovo testo dell'art. 71 Cost. e, dall'altro, in materia di referendum abrogativo, come la riduzione del quorum - vale a dire il passaggio dalla maggioranza degli aventi diritto alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei Deputati - sia in realtà subordinata alla raccolta di ben 800.000 firme; previsioni quantitative che di certo non facilitano la partecipazione alla vita politica del Paese in una fase di disaffezione e di progressivo scollamento tra cittadini e istituzioni.

Garantisce la sovranità popolare?
Neppure il principio della sovranità popolare, sancito dall'art. 1 Cost., risulta pienamente rispettato dalla riforma. Pur permanendo, infatti, una totale incertezza sul meccanismo di scelta dei senatori tra i consiglieri regionali e i sindaci - dal momento che il nuovo art. 57 Cost. contempla criteri contraddittori e inconciliabili tra loro - l'unico elemento certo consiste nel fatto che i cittadini non eleggeranno più direttamente i senatori, risultando così privati del diritto di scegliere i propri rappresentanti.

Produce una semplificazione dell'attuale Costituzione?
Non può produrre semplificazione una riforma che - per portare solo un esempio tra i numerosi possibili - sostituisce l'art. 70, relativo alla funzione legislativa e attualmente composto da 9 parole di cristallina chiarezza, con una disposizione confusa e incomprensibile di ben 438 parole, che introduce nel nostro sistema 7, se non 10 o 12 (secondo il parere di alcuni illustri costituzionalisti) procedimenti legislativi diversi tra loro, sull'applicazione dei quali sorgeranno inevitabilmente conflitti tra Camera e Senato. L'intero testo della riforma - scritto con inaccettabile sciatteria e approssimazione - è destinato a far sorgere problemi interpretativi, a ingolfare il funzionamento delle istituzioni e a determinare, nella sua concreta applicazione, deficit funzionali e inefficienze, di cui il nostro sistema non ha certo bisogno.

Diminuisce i costi della politica?
Questo è l'argomento più populista, utilizzato per sostenere la riforma costituzionale, strizzando l'occhio alla peggiore antipolitica. I circa 500 milioni di risparmi che, secondo la ministra Boschi la riforma produrrebbe si scontrano, infatti, con le stime della Ragioneria dello Stato, secondo la quale il risparmio certo ammonterebbe a 57,7 milioni di Euro. In particolare, il risparmio generato dal nuovo Senato si attesterebbe attorno ai 48-49 milioni di Euro (la metà del costo di un F35), ossia circa 0.80 centesimi di Euro per ogni singolo cittadino. Il nostro Paese ha di certo bisogno di una spending review intelligente, da realizzarsi, tuttavia, ad esempio attraverso un'efficace lotta alla corruzione e all'evasione fiscale; battaglie che ci consentirebbero di recuperare risorse preziose senza sacrificare partecipazione e rappresentanza.

Perché votare NO?
Perché un Parlamento di nominati, eletto sulla base di una legge elettorale (il "Porcellum") dichiarata incostituzionale dalla Corte non può mettere mano alla Costituzione. Perché il Governo - estensore della riforma - dovrebbe porsi al di sotto, non al di sopra della Carta costituzionale, nata proprio per porre limiti al potere, a partire dall'esecutivo. Perché una riforma costituzionale imponente - che interviene su oltre 1/3 dell'attuale testo costituzionale - non può essere approvata da una maggioranza raccogliticcia e trasformista, che dimostra con arroganza di calpestare il valore stesso della Costituzione quale "casa comune". Perché la riforma costituzionale - nel suo combinato disposto con l'Italicum - ci consegna una Camera in cui la rappresentanza è alterata da un premio di maggioranza abnorme e da capilista bloccati; una Camera in cui il ruolo delle minoranze è compresso e sacrificato, con evidenti ripercussioni anche sull'elezione degli organi di garanzia. La Carta costituzionale è nata per dare voce ai cittadini e alle loro domande sociali, per questo il prossimo 4 dicembre dobbiamo dire NO a chi vuole trasformare la Costituzione nell'armatura del potere e nello strumento di chi è d'accordo per mettere a tacere chi non lo è.

Potete leggere questa e altre interviste anche su "Resistenza" il volantino non periodico e autogestito di Sinistra Per Borgosatollo.