domenica 26 febbraio 2017

Alle promesse ambientali di Renzi non ci crediamo più. Ecco le politiche disastrose attuate dal suo Governo

ambiente - renzi - energie rinnovabili - trivelle
Pubblicato su:

Le politiche ambientali di Renzi attuate durante i mille giorni del suo Governo sono state disastrose: regali alle compagnie petrolifere e tante promesse mancate. Ecco perché non convincono le promesse dalla California.

Dalla California arriva la svolta green del dimissionario Renzi che rilancia investimenti sulle energie rinnovabili. Più che il clima Californiano, il rilancio di Renzi è dettato dalle primarie del partito e ritorna come un mantra prima di ogni consultazione: prima quando si candidò Sindaco a Firenze, poi alle primarie del 2012 quando sfidò Bersani, ancora nel febbraio 2014 in occasione della presentazione del suo Governo e ora in vista del prossimo congresso. 

Credere alle promesse di Renzi è però impossibile perché le politiche ambientali attuate dal suo Governo sono state disastrose e negative. Ripercorro di seguito le principali misure attuate:

- la prima legge che ha fatto infuriare gli ambientalisti è stata lo "Spalma Inventivi" del 7 agosto 2014 che ha tagliato retroattivamente i sussidi agli operatori del fotovoltaico a favore delle piccole e medie imprese. Un taglio che ha contribuito a far diminuire l'interesse degli investitori, altro che articolo 18;
- il 12 settembre 2014 arriva lo "Sblocca-Italia" che tra i vari punti toglieva alle Regioni e dava a Roma il potere di rilasciare le autorizzazioni per le nuove attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi nel Mediterraneo:
- la norma sulle trivelle fu oggetto di referendum abrogativo per il quale lo stesso Renzi si mosse attivamente, ma per invocare l'astensione dichiarando che l'astensione a un referendum che ha il quorum è una posizione sacrosanta e legittima;
- altro provvedimento fu la legge sugli Ecoreati che, nonostante l'approvazione generale, non contemplava il divieto all'utilizzo dell'air-gun, tecnica che prevede esplosioni ad aria compressa per la ricerca di idrocarburi in mare.
- e infine un regalo prezioso alle compagnie petrolifere contenuto nella risoluzione numero 3 del Dipartimento delle Finanze che stabilì che per le piattaforme di trivellazione le compagnie non devono pagare Imu e Tasi, andando contro anche alla sentenza del 24 febbraio 2016 della Corte di Cassazione che accoglieva il ricorso del Comune di Pineto e ribadiva l'obbligo del pagamento.

Insomma, per Renzi le energie alternative sono un po' come un vestito elegante da rispolverare in vista delle grandi occasioni e niente di più. Le politiche attuate durante i famosi mille giorni parlano chiaro e raccontano bene come le tematiche ambientali non siano mai state una priorità.

giovedì 2 febbraio 2017

D'Alema? No grazie. Il congresso del PD non è il nostro campo

Quasi in silenzio e sotto traccia, passando da rottamato (finto) di Renzi e ora di nuovo al centro della politica italiana. Massimo D'Alema la scena non l'ha mai abbandonata veramente, ancor prima di creare il comitato del no era considerato da molti come un'eminenza grigia all'interna del PD. In questi giorni è passato all'attacco scompigliando le carte in tavola di una sinistra che già di suo cercava di barcamenarsi in un mare di caos e incertezze. 

La proposta di un listone di sinistra ha fatto strizzare l'occhio a tanti militanti di sinistra, dai delusi all'opposizione del PD, da Pisapia fino a far breccia a esponenti di Sinistra Italiana. 
E le conseguenze più importanti pare che la mossa di D'Alema le abbia provocate proprio in Sinistra Italiana.

Allora, umilmente e senza pretese, mi rivolgo proprio ai compagni di Sinistra Italiana intrigati dalla prospettiva Dalemiana. 
Se vogliamo avere una visione della realtà più ampia e completa possibile è importante guardare agli impulsi provenienti dal mondo della sinistra e dai movimenti, così com'è doveroso osservare anche ciò che accade all'interno del PD, ma non per questo possiamo fermare un percorso costituente che dovrebbe avere l'obiettivo di proporre una linea alternativa e in contrapposizione al Renzismo e alle politiche perseverate in questi anni.

La battaglia interna al PD non può e non deve essere il nostro campo, non spetta a noi giocare quella partita. Qualora avvenisse una spaccatura nel PD, dovremo essere pronti a dialogare, ma con la consapevolezza di far parte di un partito coeso e con una propria identità. Dobbiamo presentarci consapevoli del risultato referendario di dicembre che ha reso evidente la rabbia delle classi più deboli e dei giovani. Se vogliamo essere credibili e attrattivi, non possiamo che partire da questi dati, dobbiamo mettere al centro del nostro agire le persone e proporre programmi politici concreti che annullino la precarietà della vita e contrastino le disuguaglianze aumentate con la crisi economica.

Compagne e compagni, cogliamo l'occasione del Congresso di Rimini per fare un grande dibattito provando a costruire una nostra linea politica autonoma, non identitaria, che non ci costringa a inseguire sempre le proposte altrui, ma che possa diventare elemento d'ispirazione.

Compagne e compagni, proviamoci insieme.